Disturbi di memoria , scritto da Mario Santanelli e diretto da Renato Carpentieri, è uno spettacolo che riesce nel difficile intento di coniugare sorrisi e riflessioni, trasmettere contenuti profondi senza per questo risultare noioso. Lo spettatore è coinvolto dalla prima all’ultima scena: le tematiche trattate, i riferimenti, i pensieri cui il testo e la scena rimandano, coinvolgono e “obbligano” a porsi domande talvolta scomode ma generano anche risate spontanee e ricordi lontani.
L’incontro “casuale” tra due vecchi amici è il punto di partenza per un viaggio a ritroso nel tempo, in un luogo remoto dove giacciono frammenti di memoria e bauli di immagini e frasi con su scritto “da dimenticare”. Severo De Angelis (interpretato da Mario Porfito) è un rappresentante di commercio, tombeur de femmes , avventuriero, dal linguaggio colorito e dai modi bruschi. Igino Venturi (interpretato da Lello Serao) è un avvocato, gentile ed educato , con comportamento e stile di vita irreprensibili. Nello studio dell’avvocato Venturi i due amici riscoprono e mettono in gioco le loro diverse personalità, si confrontano e si scontrano in una lotta psicologica senza esclusione di colpi . Severo, che potrebbe essere assimilato per taluni aspetti al fantasma del passato di Charles Dickens, ricorda al compagno di scuola eventi e aneddoti che volutamente giacevano nella sfera del rimosso. Le prime relazioni amorose, i racconti tra amici, l’omosessualità, sono solo alcuni degli argomenti che Igino si ritrova ad affrontare in una continua serie di flash back che aveva volutamente dimenticato per costruirsi una vita solida e “normale”.
Inizia così un percorso di destrutturazione della sua vita passata che raggiunge l’apice quando Severo riporta alla memoria dell’amico le violenze subite da parte di un prete pedofilo. I disturbi di memoria lasciano così spazio a un lungo e lucido flusso di coscienza e di parole che lasciano Igino distrutto e commosso. La relazione ambivalente tra i due personaggi si traduce in un alternarsi di odio-amore, comprensione e rivendicazione che di continuo cercano un equilibrio, diventando così lo specchio in cui nessuno vorrebbe guardarsi . Provando a leggere lo spettacolo con uno sguardo più ampio, potremmo vedere in questa coppia di amici la trasposizione di ciò che spesso accade in ognuno di noi, lo scontro tra due parti contrapposte che dialogano e lottano con le loro luci e ombre.
Il connubio tra il testo attualissimo di Santanelli, l’ottima interpretazione degli attori e soprattutto il lavoro di regia di Renato Carpentieri, attento a tutte le sfaccettature psicologiche dei personaggi, conferiscono alla messa in scena un ritmo dinamico e variegato, dove, come afferma lo stesso Santanelli “ nel gioco al massacro che ne costituisce il senso primo e ultimo non c’è una sola battuta di troppo”.